I valori di De Stefani: dall'alpinismo all'umanitario
Il termine "impresa alpinistica" non gli piace, preferisce parlare di "cosa interessante", e detto da uno dei sei al mondo che ha scalato tutti gli Ottomila, sembrerebbe un vezzo, una finta umiltà. Invece Fausto De Stefani è davvero così, una persona che rifugge dal gusto dell'epico e dalla retorica, che a sessant'anni ama ancora andare in montagna, ma che dice: "di tutto quello che ho fatto non resterà niente, quello che conta è l'amore che ho dato e che ho avuto, se qualcosa resterà è il mio impegno umanitario". Soprattutto di questo ha voluto parlare ieri sera al Teatro di Vezzano, ospite della rassegna MeseMontagna, Fausto De Stefani, sicuramente fra i grandi della storia dell'alpinismo, il quale da qualche tempo ha deciso di dedicarsi all'impegno ambientalista (fondatore di Mountain Wildeness) e a quello umanitario, soprattutto in Nepal. Ha presentato grazie a un film il suo ultimo progetto, la scuola "Rarahil" a Kirtipur, un gioiello moderno e colorato ("perché le scuole devono essere belle", afferma), ma anche dotato di impianti ecologici, raccolta dell'acqua e pannelli solari, e laboratori di fisica, chimica e informatica. "E' un modo, per ripagare una parte del debito che ho col Nepal", ha spiegato, "non so se ci sono riuscito, ma ce l'ho messa tutta, più che nelle spedizioni alpinistiche".
Del resto è sui ragazzi, sui giovani, che De Stefani scommette, e lo fa anche in Italia, con visite-lezioni nelle scuole. Molto spesso è in Trentino, che, dice, ha un sistema scolastico invidiabile e molta attenzione al territorio. Non a caso in mattinata, sempre nell'ambito di MeseMontagna, De Stefani ha parlato ai ragazzi delle scuole elementari e medie di Vezzano, circa trecento, tutti molto attenti e partecipi.
Uomo di pianura, nato e cresciuto a Mantova, che da ragazzo nelle giornate limpide vedeva il Baldo e gli sembrava una una vetta irragiungibile, e che poi ha scalato le montagne di tutto il mondo, De Stefani ama tutti gli scenari naturali, dalle pianure alle vette: "non ci sono ambienti belli o brutti, solo diversi". Il suo amore per la natura lo ha portato a volerne fissare in immagini la bellezza e quindi alla fotografia, a cui si dedica da anni con passione.
Sul suo sito campeggia questo pensiero: "Mi capita spesso di voler bloccare un sogno di fermnare il tempo. La corda di canapa sale lentamente. Alla sua estremità è legato un vecchio montanaro. Egli conosce la vita, conosce il mondo, conosce me."
Se qualcuno gli chiede come mai è passato dall'alpinismo all'impegno sociale e ambientale, risponde: "è tutto collegato e l'ho capito in montagna: non è importante solo arrivare sulla vetta, i valori sono l'ambiente, i temi sociali, l'uomo".
L'appuntamento di ieri con Fausto De Stefani è stato realizzato nell'ambito di MeseMontagna grazie soprattutto al sostegno della Comunità di Valle e con l'apporto organizzativo della sezione Sat della Valle dei Laghi. Il vice-presidente della Comunità, Noris Forti, e il presidente Sat, Gianni Tonelli, all'inizio della serata hanno salutato il pubblico presente. Un saluto è stato portato anche da Elda Verones, direttore dell'Apt di Trento, Monte Bondone e Valle dei Laghi, sponsor della rassegna.
Prima dell'incontro con De Stefani, c'è stata una piccola "lezione" di geo-morfologia della Valle dei Laghi, tenuta Christian Casarotto, del Museo Tridentino di Scienze Naturali.